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La Collina Del Vomero
Il Vomero ('O Vommero in napoletano) è uno dei quartieri collinari di Napoli. I suoi abitanti vengono chiamati vomeresi. Confina a nord con il quartiere Arenella , ad Ovest con i quartieri Soccavo e Fuorigrotta , a Sud con il quartiere Chiaia e ad est con il quartiere Montecalvario e con il quartiere Avvocata. Con la "riforma del decentramento" deliberata nel 2005, il Vomero con l'Arenella forma la municipalità V, che, con i suoi 120.000 abitanti, è la zona più densamente popolata della città. Il punto più alto del quartiere è la certosa di San Martino, con un'altitudine di 251 m s.l.m.In epoca romana, la collina vomerese era chiamata Paturcium (probabilmente da Patulcius, nome connesso a Giano, il dio a cui la collina era dedicata) e nell’alto Medioevo, per corruzione linguistica, Patruscolo o Patruscio. Il toponimo attuale, attestato alla fine del Cinquecento (quando si riferiva però non all’intera collina, ma ad un antico casale), trae presumibilmente origine dalla sua antica vocazione agricola ed al gioco delvomere, un passatempo contadino che sanciva come vincitore chi, con il vomere dell’aratro, avesse tracciato un solco quanto più possibile dritto. Comunque proprio l’attività legata ai campi e la gran messe di verdure coltivate gli valsero per secoli il soprannome di Collina dei broccoli.
La Certosa e Museo Di San Martino
Castel Sant' Elmo
Le prime notizie relative a Castel Sant'Elmo lo indicano, intorno al 1275, come una residenza fortificata angioina, denominata Belforte; fu successivamente Roberto d'Angiò nel 1329 a volere l'ampliamento del palatium e l'incarico fu affidato a Tino di Camaino, allora impegnato nella costruzione della vicina Certosa di San Martino. L'attuale configurazione con l'impianto stellare a sei punte si deve invece alla ricostruzione cinquecentesca, voluta, tra il 1537 e il 1547, da Don Pedro de Toledo durante il viceregno spagnolo. Il progetto fu realizzato dall'architetto militare spagnolo Pedro Luis Escrivà. Il primo castellano di Sant'Elmo fu don Pedro de Toledo, cugino del viceré, morto nel 1558, il cui monumento funerario è conservato nella sagrestia della chiesa, situata sulla Piazza d’Armi del Castello. Il castello è stato spesso utilizzato nel corso dei secoli successivi come carcere, vi furono rinchiusi Tommaso Campanella, accusato di eresia e più tardi i patrioti della rivoluzione napoletana del 1799 come Gennaro Serra, Mario Pagano e Luigia Sanfelice. Dopo essere stato presidio borbonico è stato carcere militare fino al 1952.
La Villa Floridiana
La Villa Floridiana faceva parte della più vasta tenuta che Ferdinando I di Borbone, re delle due Sicilie, donò alla moglie morganatica Lucia Migliaccio di Partanna, che ne fece la sua residenza estiva. Il complesso si estendeva per più di 18 ettari dalla collina del Vomero, fino alla Riviera di Chiaia. Sul cancello d’ingresso lo stesso sovrano fece apporre la scritta a lettere dorate “La Floridiana”, in onore del titolo nobiliare della moglie, duchessa di Floridia. La villa venne realizzata dall’architetto Niccolini - allievo del Vanvitelli - tra il 1817 e il 1819 secondo il gusto neoclassico, a seguito della ristrutturazione di un edificio preesistente.
Museo del novecento
Nel Museo sono esposte oltre 170 opere realizzate da 90 artisti napoletani, con l'aggiunta anche di alcune presenze di maestri non napoletani che con ruoli diversi furono attivi in città. Si articola attraverso un percorso cronologico suddiviso per sezioni: dalla documentazione della Secessione dei ventitré (1909) o del primo Futurismo a Napoli (1910-1914) al movimento dei Circumvisionisti e del secondo Futurismo (anni Venti-Trenta); dalle varie testimonianze su quanto si produsse tra le due guerre alle esperienze succedutesi nel secondo dopoguerra (1948-1958), dal Gruppo ‘Sud’ al cosiddetto Neorealismo, dal gruppo del M.A.C. all’Informale o al Gruppo ’58. Seguono le sezioni riservate agli anni Settanta, fino all’ultima sezione, dove è documentata l’attività di quanti, pur continuando a operare dopo l’80 sperimentando linguaggi diversi, si erano già affermati in città in quel decennio.
La Chiesa di San Francesco d' Assisi
La chiesa, il convento ed il chiostro, vennero costruiti tra il 1892-94, grazie ad un progetto di un ingegnere italiano, ma, sotto la direzione di un frate tedesco. La facciata della chiesa, in stile neoromanico, è caratterizzata da due campaniletti a forma di pinnacolo disposti alla sommità. Più in basso si apre una trifora, mentre nel registro inferiore è presente il portale d'accesso impreziosito da una grande lunetta, la cui cornice, sostenuta da due coppie di colonne, risulta particolarmente aggettante. 'interno è caratterizzato da un'alta navata, voltata a crociera, con finestroni dalle vetrate istoriate, tre cappelle per lato e abside. Le sei cappelle laterali presentano degli altari sormontati da quadri del frate pittore Andrea Beer. Vi si ammirano anche due scarabattoli lignei contengono due pregevoli sculture lignee ottocentesche di San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio di Padova. Annesso alla chiesa è il convento di due piani con chiostro a pianta quadrata. Vi si conserva una ricca collezione di dipinti, statue lignee devozionali e arredi.
Prodotti Tipici
La nostra guida cartacea distribuita gratuitamente presso la v municipalità e luoghi di interesse della collina del vomero.
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